Abbiamo chiesto al Prof. Avv. Paolo Grassi, docente di Diritto Amministrativo Europeo presso l’Università degli Studi di Teramo, di Diritto Bancario Europeo e Diritto della Concorrenza presso il Collegio Europeo di Parma nonché avvocato in Roma, di esaminare le possibili vie di intervento per conseguire, a tutti i livelli, la miglior tutela dei diritti ed interessi dei risparmiatori italiani.

 

        Il Prof. Avv. Grassi, al riguardo, ha rassegnato il parere di seguito riportato

 

 

 

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   Prof. Avv. Paolo Grassi

   Via Giuseppe Avezzana, 8

   00195 ROMA

   Tel (+39) 06.3241007

   Tel/Fax (+39) 06.36002429

 

 

 

 

Roma, 18 febbraio 2002

 

 

 

Il default della Repubblica Argentina

Prospettive di tutela dei risparmiatori italiani sotto il profilo giuridico, politico e diplomatico

 

        La recente grave crisi economico politica della Repubblica Argentina sta determinando, oltre che una drammatica situazione nel paese sotto il profilo produttivo e sociale, anche delle ovvie e pesanti conseguenze in campo finanziario che si ripercuotono, con altrettanta ovvietà, non solo sul risparmiatore locale, ma anche sugli investitori esteri.

 

        Questi ultimi poi, sono quelli che paradossalmente possono correre i maggiori rischi di restare penalizzati dalla crisi per effetto della maggior pressione che può sviluppare sul Governo argentino la popolazione locale, e quindi anche i risparmiatori locali, attraverso fenomeni di contestazione che possono assumere connotati di tipo insurrezionale. Conseguentemente i risparmiatori esteri che abbiano investito in titoli argentini rischiano fatalmente di essere i soggetti più esposti ai contraccolpi della crisi sia sotto il profilo della sospensione, a tempo indeterminato ed indeterminabile, del pagamento degli interessi pattuiti, sia sotto il profilo della perdita potenziale, in tutto o in parte, del capitale investito, di cui è sicura anticipazione l’estrema onerosità, se non l’impossibilità materiale, per la sospensione delle contrattazioni, di eventuali smobilizzi anteriori alle scadenze previste.

 

        In questo poco rassicurante quadro di prospettive e nel moltiplicarsi, a volte frenetico, di suggerimenti e di soluzioni, in alcuni casi sicuramente miracolistiche, come quella di agire sui beni argentini all’estero, che si vedono prospettare in più ambienti, esistono, tuttavia, a mio avviso, alcune, seppur limitate, certezze, da assumere come punto di riferimento per sviluppare più ponderate e realistiche strategie di recupero da parte degli investitori stranieri che possono interessare in particolare anche i risparmiatori italiani.

 

        In primo luogo, esaminiamo le "certezze", che definirei "negative":

  1. vista la particolare natura e caratteristica del debitore, cioè uno Stato sovrano extracomunitario, che ha il potere di mutare tempo per tempo, e per soddisfare le proprie esigenze contingenti, le stesse regole attraverso cui si rende debitore e con le quali risponde nei confronti dei propri creditori, mi sembra velleitario riporre eccessiva fiducia in una ipotetica separazione dei poteri, teoricamente esistente anche tra Esecutivo e Potere giudiziario anche in Argentina, che possa consentire ai giudici argentini di condannare il proprio Paese al pagamento di un debito verso l’estero, ovvero di far eseguire in Argentina sentenze estere di condanna del Governo argentino;

     

  2. la difficoltà di individuare beni mobili ed immobili di proprietà della Repubblica Argentina situati fuori dal territorio argentino (e non semplicemente di proprietà argentina ovviamente non aggredibili), e la loro verosimile esiguità in rapporto al volume complessivo del debito verso l’estero, rende parimenti velleitario e sostanzialmente inutile lo sviluppo di azioni legali contro tale Paese presso giudici degli Stati di appartenenza dei creditori, con la speranza di esecuzioni in tale direzione.

        Conseguentemente, sulla base di tali negative certezze, mi sembra di poter affermare che sia inutile, in questo momento, iniziare a sviluppare azioni giudiziarie contro la Repubblica Argentina, sia in tale Paese che all’estero e ciò indipendentemente dalla natura individuale o collettiva di tali azioni.

 

        Per sviluppare con successo azioni di questo tipo occorrerebbe avere la certezza che la legislazione argentina consenta di concretizzare il risultato positivo delle stesse e che anche la legislazione sia ragionevolmente non mutabile a discrezione del debitore, sino alla esecuzione del provvedimento giudiziario,.

 

        Oltre a tali certezze negative, ne esistono per fortuna anche alcune di tipo positivo.

 

        Se è vero infatti che il Governo argentino, a prescindere dai personaggi che lo compongono, è pienamente legittimato a fare quanto in proprio potere per risolvere positivamente la crisi e, quindi, ad imporre in generale i sacrifici necessari per il superamento della stessa, è parimenti vero che non può porne a carico dei risparmiatori esteri il peso in modo più gravoso e discriminatorio rispetto alla schiera dei creditori domestici, perché a ciò si oppongono le regole della comunità internazionale e la necessità di equilibrio dei rapporti dell’Argentina con gli altri Stati.

 

        Di conseguenza mi sembra che costituisca certezza positiva, in questa fase in cui l’Argentina sta ancora valutando e scegliendo le misure da adottare per superare la crisi, che le iniziative sicuramente più efficaci che possono avviare gli investitori esteri nei confronti di tale Repubblica siano quelle che consentono di premere sulle scelte politiche dell’Argentina stessa per consentire la miglior tutela degli interessi di detti investitori ed impedire in ogni caso discriminazioni a favore dei risparmiatori nazionali e di altri soggetti/sistema.

 

        In questo caso mi sembra altrettanto ovvio che l’aggregazione dei singoli in gruppi organizzati di pressione collettiva, sviluppanti iniziative in nome e per conto di una pluralità di soggetti, sia sicuramente più efficace rispetto ad una molteplicità di iniziative isolate.

 

        Infatti, esistono a mio avviso tre diversi ambiti di pressione di natura, che definirei, politica per indurre la Repubblica Argentina a non determinare discriminazione a carico dei creditori esteri.

 

        In primo luogo, infatti, interventi, individuali o collettivi, possono essere sviluppati in tal senso attraverso l’avvio di relazioni positive con la locale Ambasciata argentina, già peraltro istaurate dal Comitato, per consentire in particolare la possibilità di contatti diretti con chi gestisce la crisi, al fine, se non altro, di averne le più dettagliate notizie circa lo stato e la sua possibile evoluzione.

 

        In secondo luogo, mi sembra opportuno che per favorire soluzioni giuridiche interne che tutelino adeguatamente i diritti dei risparmiatori italiani, siano da sviluppare nei confronti del Governo italiano, ed in particolare del Ministero degli Affari Esteri, richieste di interventi in protezione diplomatica finalizzati ad evitare appunto discriminazioni rispetto ai soggetti locali in materia di pagamento di interessi e di sorte capitale spettante a scadenza, come peraltro già risulta fatto dal Comitato

 

        In terzo luogo, va osservato che le più incisive pressioni sul Governo argentino siano da promuovere attraverso la normale richiesta di intervento da parte dell’Unione Europea nell’ambito della cooperazione politica e in particolare da parte della Commissione Europea nell’ambito più rigorosamente giuridico delle sue accresciute competenze in materia di politica commerciale comune. In tal senso ho gia provveduto, su incarico del Comitato, a formalizzare rituale ricorso alla Commissione Europea.

 

        Mi risulta infatti che la Commissione Europea stia al momento rinegoziando con la Repubblica Argentina il rinnovo di un accordo commerciale nel cui ambito dovrebbe essere inserito, come punto di interesse della stessa Commissione Europea, la tutela dei crediti vantati da risparmiatori europei, evitando sempre ed in ogni caso discriminazioni rispetto ai risparmiatori locali.

 

        Se poi tali discriminazioni dovessero sussistere e continuare nei confronti dei risparmiatori europei e la normativa interna argentina continuasse a precludere forme di tutela dei predetti risparmiatori, e quindi continuasse ad essere preclusa una ragionevole possibilità di successo di azione giudiziaria in Argentina o da eseguirsi in Argentina, (situazione che mi riesce difficile da credere in assoluto perché presupporrebbe un grave scacco per la Commissione Europea e quindi un aggravarsi senza precedenti dell’isolamento della crisi argentina), resterebbe comunque un’ultima soluzione di tipo internazionale.

 

        Infatti, se tali discriminazioni configurassero un vero e proprio esproprio senza indennizzo a danno dei risparmiatori esteri, non trovante corrispondenza in paritari trattamenti, giustificati dalla gravità della situazione economica, a carico dei risparmiatori argentini, si potrebbe far ricorso ai rimedi della Convenzione americana dei diritti dell’uomo.

 

        Quest’ultimo livello di intervento rappresenterebbe però l’estremo strumento per ripartire in modo equo tra i risparmiatori complessivamente coinvolti, a prescindere dall’origine geografica degli stessi, sulla base del principio della par condicio creditorum, i costi di una crisi che a questo punto sarebbe naturalmente gravissima.

 

        In estrema sintesi, quindi, il mio parere consiste nell’attendere, evitando almeno per il momento di sviluppare iniziative di tipo giudiziario, che la crisi argentina arrivi ad un livello di maturazione ragionevolmente stabile e cioè, auspichiamo, a ipotesi di soluzione positiva, cercando di influire, attraverso le azioni più efficaci e quindi naturalmente di natura collettiva, sulla capacità di pressione della Repubblica Italiana, nell’ambito delle regole di diritto internazionale pubblico, e degli organi dell’Unione e della Commissione europea per condizionare i positivi ausili che, sicuramente, la crisi argentina merita anche sul piano umanitario oltre che su quello commerciale, al rispetto da parte del suo Governo del principio di non discriminazione tra i risparmiatori locali ed esteri.

 

        Infine, un veloce cenno, come ipotesi subordinata, in caso di eventuale scarso successo delle iniziative già ipotizzate, alla possibilità di tutela degli interessi dei risparmiatori italiani mediante rivendicazione nei confronti degli istituti che hanno a suo tempo collocato, sulle varie piazze finanziarie, il debito pubblico argentino e nei confronti anche degli intermediari che sono intervenuti per negoziare i trasferimenti di tali titoli.

 

        Nei confronti di tali soggetti è possibile ipotizzare sia azioni all’estero, nei Paesi in cui detti soggetti abbiano sede, sia in Italia. Azioni, quelle citate, su base contrattuale ed extracontrattuale.

 

        E’ ovvio che le azioni da condurre all’estero, sulla base dei contratti di collocamento o di intermediazione e di mancanza di buona fede contrattuale da parte degli intermediari finanziari che rinviano al diritto straniero ed a giudici stranieri, richiedono analisi preliminari molto complesse e mezzi finanziari non trascurabili per le spese di difesa e quindi chiederebbero prudenzialmente consistenti aggregazioni tra risparmiatori.

 

        Viceversa, potrebbe essere interessante valutare caso per caso, sul piano giuridico, le possibilità di successo di azioni di natura extracontrattuale, fondate sull’occultamento dei rischi congiunto alla enfatizzazione dei vantaggi da parte degli operatori finanziari.

 

        Tali azioni presenterebbero il vantaggio di essere radicabili presso giudici italiani anche nei confronti di operatori esteri e con il ricorso al diritto italiano e l’ulteriore vantaggio della automaticità di esecuzione delle relative sentenze in tutti gli stati dell’Unione Europea, in applicazione di norme regolamentari comunitarie.

 

 

Prof. Avv. Paolo Grassi