Questa pagina si apre con lo scopo di mantenere viva l’attenzione, specialmente dei nostri rappresentati politici, e proporsi quale punto di riferimento per chi ha investito i propri risparmi in bond argentini.

Purtroppo siamo a conoscenza che tanti risparmiatori hanno investito nei bond argentini il loro unico capitale ed ora si trovano in una situazione davvero drammatica.

Le banche italiane hanno istituito la TFA (task force Argentina) che si sta impegnando adeguatamente nei difficili contatti con il governo argentino.

Nei mesi scorsi la TFA è intervenuta nella ristrutturazione dei debiti del Banco Hipotecario S.A. e della Città di Buenos Aires, che sebbene di importo modesto, possono costituire un precedente abbastanza soddisfacente, considerata la situazione e i metodi del governo argentino, nelle trattative per la ristrutturazione dei bond nazionali.

Tuttavia la trattativa in corso per la sistemazione dei bond emessi dalla Provincia di Buenos Aires, è stata osteggiata se non bloccata dal governo argentino, preoccupato di evitare un altro precedente imbarazzante.

Il 12 gennaio 2004 è stato costituito il Global Committee Bondholders (GCAB), formato dalle principali organizzazioni mondiali dei creditori dell’Argentina, che rappresentano il 90% delle obbligazioni piazzate nelle rispettive nazioni.

Ne fanno parte la nostra TFA, il cui presidente Nicola Stock è anche presidente del nuovo GCAB, i tedeschi della associazione ABRA, i giapponesi della Bank of Tokio-Mitsubishi e della Shinsei Bank, gli statunitensi della associazione ABC (che rappresentano 70 banche americane i cui fondi di investimento hanno acquistato bond argentini), e quali osservatori sostenitori la Deutsche Bank, la DZ Bank, l’Associazione Banche Svizzere, e l’Associazione Bancaria Ticinese.

Come si può notare siamo in buona compagnia, non dobbiamo vergognarci di avere comprato i bond argentini, abbiamo investito in quella nazione quando il Fondo Monetario Internazionale (leggi Usa). definiva il presidente Menem “allievo modello” al tempo della parità pesos/dollaro.

La GCAB, che ci rappresenta, aveva invitato (con oltre un mese di anticipo) i governanti argentini alla riunione del 24/2/04 in New York , ma questi non si sono presentati, sebbene qualche settimana prima il FMI era stato costretto dalla maggioranza dei G7 ad ammonire l’Argentina affinché conduca finalmente una trattativa in buona fede, per la sistemazione del debito.

Hanno inviato un loro osservatore senza poteri e senza proposte.

In questa situazione pensiamo che qualsiasi accordo, che l’impegno e la buona volontà dei nostri rappresentanti possano ottenere, durerà lo spazio di un mattino!

Entro qualche anno, un paio di manifestazioni di piazza, in cui sono maestri, e saremo punto e a capo.

Dal resoconto che hanno presentato a Dubai (22/9/03) notiamo che la parte preponderante del loro debito è verso Istituzioni Internazionali (56,50%), che non avrebbero avuto difficoltà a rinnovare i finanziamenti, come infatti è avvento.

I bond piazzati presso i 5 principali paesi creditori (21,02%), rappresentano una percentuale abbastanza contenuta, tale da non giustificare il loro arrogante comportamento.

Sarebbe stato semplice, e lo è ancora, chiedere una proroga delle scadenze e rinegoziare i rendimenti, come per esempio è stato concesso, in un caso simile, alla modesta Repubblica dell’Ukraina.

La loro malafede li ha portati ad approfittare della situazione con la protezione del FMI.

La Spagna è la madre patria dell’Argentina e da sempre controlla la finanza e l’industria argentina, tuttavia non un solo bond è stato piazzato in casa propria dalle banche spagnole, per quale motivo? Loro erano bene informate.

Forse questo è l’ aspetto più inquietante della questione argentina.

Il governo spagnolo si è prontamente schierato con Bush allo scoppio della guerra irakena, ora gli Usa aiutano gli amici spagnoli ad uscire dalle secche argentine, a spese dei risparmiatori del resto del mondo.

Sempre dai loro comunicati rileviamo che 16 miliardi di bond sono in possesso di sconosciuti (Sic), forse gli stessi argentini che in Florida hanno costituito una colonia di esuli dorati e magari gli stessi che hanno trafugato all’estero 200 miliardi di dollari, mentre il debito totale argentino è di 185 miliardi.

In Argentina c’è una aliquota fiscale media sui redditi del 20%, se vogliono fare pulizia possono cominciare da casa propria, nel governo attuale ci sono diversi ministri che hanno lungamente partecipato alle amministrazioni precedenti.

Esiste un’alternativa per uscire da questo imbroglio complicato da troppi conflitti di interessi, che possa dare tranquillità anche per il futuro (questo è il punto!) ai detentori dei bond e anche aiutare l’Argentina ad uscirne con il minor sacrificio possibile?

Noi pensiamo che esista e che sia solo questione di buona volontà politica.

Il metodo Brady bond, dal nome del Segretario al Tesoro Usa che negli anni ottanta l’ho aveva pensato ed applicato proprio in Sud America.

Con tale procedimento gli Stati creditori si sostituiscono ai risparmiatori, ai quali garantiscono direttamente gli interessi e l’ammortamento del debito, e nello stesso tempo diventano creditori privilegiati dell’Argentina, come del resto è creditore privilegiato al 100% il FMI.

Possono intervenire tutti gli Stati creditori ma anche un singolo Stato può procedere da solo.

Ogni Nazione può condurre la propria trattativa, concedere ed ottenere condizioni diverse, trattando unicamente nell’interesse dei propri cittadini.

Non è necessario un visto U.E..

I singoli risparmiatori possono negoziare i loro crediti garantiti sul mercato finanziario.

Agendo sul metodo di ammortamento del debito, sulla durata, e sugli interessi le combinazioni possono essere infinite, per esempio concedendo all’Argentina un ammortamento anche di 30/40 anni, ( cosa altrimenti improbabile ed impossibile tra Argentina e privati di altre nazioni) ed anche accordando la possibilità di capitalizzare le cedole scadute e non pagate.

Non è richiesto l’impiego di una sola lira ne da parte del nostro Tesoro, ne da parte delle nostre banche.

Nel caso che l’Argentina proceda con un ammortamento annuale del suo debito, e gli Stati creditori saldino il loro debito verso i propri cittadini solo alla scadenza finale, la rata annuale ricevuta dallo Stato argentino diventerebbe un finanziamento a favore degli stessi Stati creditori, fino alla scadenza del debito. Vogliamo sperare, che l’esasperante comportamento dei governanti argentini, abbia proprio lo scopo di costringere gli Stati creditori ad una soluzione del tipo Brady-bond , ma attenzione senza alcun collegamento ai loro indici di inflazione, come si è già letto su un loro sito web. Sarebbe come cadere dalla padella nella brace.

Ritornando alla prima riga di queste considerazioni, vogliamo invitare i nostri compagni di sventura a propagandare il nostro sito, e se condivise, le nostre proposte e le nostre idee, contribuendo tutti nel nostro piccolo con consigli e suggerimenti.

Uniti possiamo essere una dirompente forza elettorale!


tratto da: www.debitoargentina.it
sito di informazione sulla questione dei Bond Argentini
in collaborazione con sportellointernet.it