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Notizie

 

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136  12-jul-2004
Rif 256/257 di Forum
Grazie per il contributo fornito, purtroppo questi tecnicismi sono utili solo agli addetti,noi al momento ci dobbiamo occupare seriamente di coloro che aspettano di ricevere i loro soldi,quindi non interessa sapere dove sono andati a finire, si tratta di persone che hanno perso tutto, compreso il lavoro, non hanno tempo da perdere.
11/LUGLIO/04 - FONDI DELLA PROVINCIA DI SANTA CRUZ
Fonte: La NACION: Paola Suárez
SONO IN BANCHE SVIZZERE E NON SARANNO RIPORTATI FINO A CHE L'ARGENTINA ESCA DAL DEFAULT. SENZA PAROLE! AVRANNO ASCOLTATO L'OMELIA DELL'ARCIVESCOVO DI TUCUMÁN?
Il governatore Sergio Acevedo rivelò ieri a La Nacion che i fondi della provincia di Santa Cruz portati all'esterno da Néstor Kirchner si trovano attualmente in due banche svizzere e che non saranno rimpatriati fino a tanto che l'Argentina esca dal default.
"Primo deve terminare lo scambio del debito. Nel frattempo, il denaro rimane fuori", disse.
"Quando ritorneranno allora"?, domandò La Nacion.
Ci "saranno trasferimenti con progetti definiti di investimento produttivo, con riassicurazione di rendimento per la provincia; non portiamo quel denaro per spese correnti", rispose Acevedo.
L'importo dei fondi ed il suo destino esatto erano, fino ad ieri, il segreto migliore conservato di Santa Cruz. I fondi che portò all'esterno Kirchner quando era governatore stanno oggi effettivamente in due conti di due banche private svizzere: l'UBS AG ed il Credit Suisse.
Nel primo c'è US $50.437.321,95 e nel secondo c'è depositato US $456.983.385,26, secondo un documento su attivi finanziari datato in dicembre ultimo che è già presentato dal governo provinciale al Tribunale dei Conti di Santa Cruz, e che Sergio Acevedo aggiornò a domanda di La Nacion sommando i nuovi movimenti che si sono prodotti quest'anno.
Quel tribunale rivelerà ufficialmente l'informazione completa alla fine di questo mese nel Prlamento provinciale. Sacra Cruz che governò Kirchner per undici anni, ha inoltre 8.159.375 dollari e 5.430.000 pesi in buoni, un totale di US $13.589.375 che rimangono, nella sua maggioranza, in default.
L'opposizione reagì ieri con durezza di fronte agli argomenti ufficiali, come si informa a parte. Ricardo López Murphy, assicurò, per esempio, che non risulta "un argomento solido" che si rifiutino di mobilizzare quel denaro in Santa Cruz finché esiste il default.
Vari legislatori spingeranno domande di relazioni nel Congresso per delucidare perché, mentre si chiede che ritornino capitali al paese, si mantiene quella speculazione finanziaria e per sapere se è certo che, parallelamente, il governo nazionale invia a quella provincia fondi speciali (Anticipi Finanziari Transitori).
Anche la Giustizia intervenne: il giudice Jorge Urso ordinò già dosato in una causa dove si investiga se esisterono irregolarità in questa operatorie.
Dettagli
In dialogo con La Nazione, il governatore Sergio Acevedo aggiunse che, dal 1º di marzo ultimo fino ad oggi, a quegli US $507.420.707,21 posizionati all'estero si sommarono 2 milioni di dollari più a titolo di interessi che ricevè la provincia. La somma finale, pertanto, ascenderebbe ad US $509.420.707,2.
L'unico movimento di denaro degli ultimi mesi consistè in un bonifico di fondi delle due conto della banca Morgan Stanley, uno di US $49.921.589,45 ed un altro di US $4.323.971,12, con sede in Lussemburgo ad uno che era già aperto col grosso dei fondi nella banca privata svizzera Credit Suisse.
L'Ufficio Federale di Giustizia svizzera, cioè, il Ministero Pubblico della confederazione elvetica e la cancelleria svizzera si negarono a dare informazione a La Nacion sui fondi depositati in quel paese dal governo di Santa Cruz.
Folco Galli, portavoce dell'Ufficio Federale della Giustizia svizzera, spiegò che solo a domanda di un'autorità giudiziale può rivelarsi informazione, anche se si tratti di denari pubblici.
Paul Seger, direttore dell'area legale della cancelleria svizzera, spiegò che le banche in Svizzera hanno la proibizione di trasmettere informazioni sui suoi clienti a terzi, comprese le autorità svizzere o straniere. L'unica maniera di ottenere un'informazione ufficiale è mediante una domanda di autorità giudiziali, e nella misura in cui la transazione finanziaria fosse illegale. Quella regola si applica ad ogni tipo di cliente. Se non c'è manovra illegale, le autorità giudiziali devono liberare la banca del suo obbligo di mantenere la fiducia affinché essi possano confermare il giro della provincia di Santa Cruz.
Il denaro che ricevè Kirchner per il pagamento di regalie di petrolio e gas mal liquidate alla provincia da parte dello Stato nazionale tra 1980 e 1990 sta ora despositado a titolo di libera disponibilità, qualcosa di simile ad un conto corrente.
Quando ancora Kirchner era governatore, e benché fosse Héctor Icazuriaga, l'allora vicegobernador chi maneggiava la provincia mentre egli faceva campagna, portò dall'estero 30 milioni di dollari per investire in opere pubbliche della provincia, come confermò Acevedo a La Nacion.
Durante la campagna in Santa Cruz, Acevedo promise rimpatriare i fondi. "Perché "non lo fece"?, lo consultò questo giornale. "Non voglio correre rischi. Quei fondi fanno alla solvibiltà fiscale della mia provincia", rispose il governatore. La paura di Acevedo è che i milionari fondi siano inibiti da qualche giudice a domanda dei creditori: esistono più di venti cause negli Stati Uniti ed altrettante in Germania contro l'Argentina.
Il primo investimento
Acevedo anticipò a La Nacion che, pertanto, non porterà i fondi dall'estero fino a che l'Argentina regolarizzi la sua situazione coi creditori privati. Ci "saranno bonifici da parti e con progetti definiti di investimento produttivo con riassicurazione di rendimento per la provincia", insistè. Il primo investimento sarà, secondo il governatore, un'opera idroelettrica in Rio La Leona che ancora non ha una valutazione definita.
Acevedo negò ogni tipo di versioni su che gli importi ascenderebbero oltre 600 milioni di dollari e che perfino si troverebbero in un conto in Cuba, come fu denunciato affinché investigasse la giustizia federale.
In dicembre dell'anno scorso la Legislatura di Santa Cruz approvò l'annesso all'articolo 16 del presupposto denominata "resa" di attivi finanziari. Quella resa fu la prima che si presentava nella Legislatura dal 1996.
Quell'annesso, nel suo punto 5, stabilì che "terminato ogni esercizio calendario il Potere Esecutivo provinciale, attraverso il Ministero di Economia ed Opere Pubbliche della provincia, eleverà al Tribunale di Conti prima del 30 di aprile di ogni anno una relazione circa l'evoluzione degli attivi, le decisioni di investimento adottate e gli importi coi quali chiuse l'esercizio.
Questa informazione che deve concepirsi come ampia e non restrittiva, sarà considerata per quel corpo che dovrà, a sua volta, analizzare ed approvare la relazione per elevarlo al trattamento della Camera di Deputati prima di terminare il periodo ordinario di sessioni per l'approvazione di quanto fatto dal Potere Esecutivo."
L'ultima relazione ufficiale promossa dalla Legislatura corrisponde ai movimenti finanziari nel 2002 ed indicava che come "detenzione finale all'estero", senza i buoni, era stato di 529.733.885,48 dollari, dei quali 15 milioni erano stati incorporati all'esercizio preventivo dell'anno scorso.
Non ci sono "qua misteri. Questo denaro è della provincia e Kirchner curò sempre quei fondi. Questi risparmi sono la base della solvenza fiscale di Santa Cruz. Non li spendiamo così nomás. L'unico denaro che si rimpatrierà sarà per investimenti che generino rendimento", ripetè Acevedo.
Il governatore di Santa Cruz non volle anticipare quali i progetti di investimento saranno per i quali si userà parte dei fondi depositati all'estero. Come affermò, si stanno analizzando diverse iniziative che garantiscano il rendimento.
Acevedo assicura che la questione non gli procura nessun imbarazzo che tra poche settimane i documenti saranno pubblici e che questo succederà ogni anno davanti al Tribunale di Conti e la Legislatura locale.
Da quando è presidente, Néstor Kirchner ha tentato di non parlare più sopra il tema né ha risposto ad accuse né speculazioni su quello che fece con quei fondi provinciali che cominciarono a circolare dalla campagna e che furono uno dei temi centrali delle critiche dell'opposizione.
Nell'intimità, sa che la questione generò sempre sospetti. Per quel motivo, a partire da ora, il suo uomo in Santa Cruz compierà in dare ogni anno una relazione sugli attivi finanziari che stanno in Svizzera e che, apparentemente, per un pò non ritorneranno al paese.
"Tremenda crisi"
Il 26 maggio di 2002, Kirchner disse a La Nacion che Santa Cruz aveva US $527 milioni in Lussemburgo. "Che cosa pensa di fare col denaro"?, gli è stato chiesto. E rispose: "L'opposizione mi chiese sempre un'uscita semplice; dice che devo portarlo per aumentare gli stipendi o per prendere gente.
Io preferisco preservarlo fino a che chiarisca questa tremenda crisi nazionale e consegnare la provincia che ricevetti completamente indebitata, con un flusso di fondi che le faccia funzionare ed affrontare progetti senza problemi. Uno deve sempre avere un risparmio."

135  12-jul-2004
Lunedì 12/07/2004
Vi ringraziamo per le informazione, Vogliate cortesemente sintetizzare la notizia per renderla transitabile sulla sezione NOTIZIE, dato che questo contributo non è adatto al Forum che per sua natura è destinato al dialogo .
Documento ufficiale al governo USA
Ammettono che quelli che entrino nello scambio del debito correranno rischi
Economia ha detto che se il FMI non concede più crediti il paese non potrà pagare gli obbligazionisti
Nella relazione presentata davanti alla SEC si dettagliano le condizioni economicche e politiche, come i piqueteros e l'interna del PJ
Riconoscono l'incapacità per attrarre investimenti stranieri
I ritardi o i tagli nei pagamenti di crediti dagli organismi multilaterali all'Argentina colpiranno i futuri pagamenti del debito pubblico, notò il Ministero di Economia.
Nel documento presentato davanti alla Security and Exchange Commission (SEC), il Ministero di Economia spiegò che da dicembre 2001 l'Argentina mantenne una serie di dure negoziazioni col Fondo Monetario Internazionale, FMI.
Immediatamente, la relazione - destinata a registrare lo scambio del debito in default che si svilupperebbe a partire da settembre - indicò che non può assicurarsi che i futuri pagamenti dalle entità multilaterali all'Argentina non siano interrotti per nuove dispute di politica o difficoltà di pagamento, o per la decisione delle entità finanziarie di accorciare i prestiti all'Argentina per qualunque altra ragione."
Quella possibile perdita di finanziamento potrebbe colpire la crescita economica argentina, le finanze pubbliche e la nostra abilità per servire il debito pubblico", precisò.
In sei delle 207 pagine della notizia, il portafoglio che conduce il ministro Roberto Lavagna dettagliò i rischi dell'operazione che realizzerà, una pratica abituale in tutti gli scambi di debito corporativi e sovrani. I fattori dettagliano i possibili elementi di preoccupazione per gli eventuali sottoscrittori; per quella ragione si aggiunsero i seguenti "rischi":
Economici: "certi rischi sono inerenti ad un mercato emergente come l'Argentina", ubicata in una regione toccata da cambiamenti basati nei tassi di interesse, svalutazioni, alta inflazione, controllo dei cambi e di salari, modificazioni tributarie e l'imposizione di barriere commerciali. Inoltre, la crescita attuale può decadere nel futuro e colpire il valore dei nuovi titoli sovrani; nella stessa sintonia, se il paese non accede al mercato di capitali, la prospettiva economica può rimanere toccata. .In relazione con la politica cambiaria, il documento indica che non è possibile assicurare che il peso non soffra una "importante svalutazione nel futuro", la quale rincarerebbe il costo del debito e le finanze pubbliche in generale. Per coprirsi, anche i tecnici menzionarono la possibilità di osservare un forte apprezzamento del peso - che colpirebbe la competitività locale -, benché con meno enfasi. D'altra parte, anche l'analisi ufficiale menziona gli effetti avversi di un ribasso nel prezzo dei commodities, dell'inflazione locale ed internazionale, della vulnerabilità del sistema finanziario e di una possibile caduta negli attivi delle AFJP che impedisca loro di comprare più debito pubblico.
Inoltre, nel capitolo economico, il Ministero di Economia nota che la recente instabilità socioeconomica e le preoccupazioni per la mancanza di sicurezza, specchiata in "un incremento del crimine che include l'attività dei piqueteros, hanno fatto che molti investitori stranieri non vogliano investire nell'Argentina." La nostra continua inabilità per attrarre investimenti stranieri può avere un effetto avverso nella nostra economia", si ammette. .Nello stesso tono di avvertenza, il Palazzo del Fisco assicura che in caso di prodursi una nuova crisi economica il Governo potrebbe ripristinare i controlli di cambio e le restrizioni ai trasferimenti all'esterno. Inoltre, la relazione indicò che anche la crisi energetica può generare una decelerazione economica.
Rischi sociali e politici: in questo senso, Economia segnalò la crescente tensione sociale e politica che continua e si esaspera per alti livelli di povertà e disoccupazione. Non può avere sicurezza che la significativa instabilità domestica evidenziata in 2001 e 2002 non risorgerà in risposta ad un shock interno o esterno", affermarono i tecnici ufficiali. .Nello stesso senso, si notano gli effetti dell'implementazione delle riforme impegnate col FMI. In particolare, il documento dettaglia "una significativa opposizione dentro il partito peronista al presidente Kirchner" che, insieme ai partiti di opposizione, possono ostacolare l'implementazione delle riforme economiche. Dopo terminare la descrizione di questi rischi, il Palazzo del Fisco rende conto delle cause che il Governo soffre nel paese e nell'esterno a causa del default e la pesificación. Ovviamente, in questo capitolo nota anche che se avvengano numerose sentenze contro lo Stato, le casse pubbliche soffriranno un forte danno. In una relazione invalsa ieri sera, la consulente MVA elogiò il documento e considerò che con l'abbondante descrizione di rischio, le autorità hanno deciso di coprirsi, menzionando tutte le sue paure, in un gesto inusuale per un governo. .Secondo MVA, questo atteggiamento si deve a che il paese non cerca fondi freschi, bensì rinegoziare debito in default. "Pertanto, che cosa può fare più una macchia alla tigre"?, aggregò MVA con ironia.
da Martín Kanenguiser Della Redazione di La Nacion

134  03-jul-2004
È arrivata l'estate e della legge a tutela del Risparmio non c'è neppure l'ombra. D'altra parte è risaputo che in Italia molto spesso le urgenze si cronicizzano e anche le leggi promesse a spron battuto finiscono per affondare nelle paludi parlamentari.
Non vale nemmeno la pena farsi venire il sangue amaro ricordando che nel 1947 bastarono solamente tre ore per approvare l'allora articolo 44, ora 47, della Costituzione, che sottolinea come la Repubblica incoraggi e tuteli il risparmio in tutte le sue forme. Altri tempi.
Nel dicembre scorso, sull'onda dei crack Cirio e Parmalat la parola d'ordine era una sola: muoversi presto e bene per approvare una legge sulla tutela del risparmio. L'obiettivo era far tornare la fiducia tra i piccoli risparmiatori, tra i quali si faceva strada la convinzione che il materasso fosse l'unico posto sicuro per il loro denaro.
Sono passati sei mesi, l'estate si avvicina e per adesso siamo rimasti al livello delle buone intenzioni, che rischiano di rimanere tali, perché mercoledì con le dimissioni dell'onorevole Gianfranco Conte, relatore di maggioranza del Ddl sul Risparmio, il cammino della riforma, almeno nella sua versione bipartisan, ha subito un brusco stop.
E' stato un emendamento dei Ds, che prevede di riservare ai soci di minoranza il 20% dei posti in Cda, proposto in commissione e votato compatto dall'opposizione a provocare le dimissioni di Conte.
Una conferma che la buona volontà di collaborare molto spesso si ferma alle parole. Tre in particolare sono i nodi dove i politici non riescono a trovare un accordo: prima di tutto il mandato del governatore di Bankitalia, attualmente a vita e che si vorrebbe trasformare a 8 anni, sul modello della Bce, la Banca Centrale Europea, poi c'è la stretta sul falso in bilancio e quindi la questione sul numero e le competenze delle future autorità finanziarie: una sola, tre o cinque.
Per adesso un accordo sembra lontano ed anche il varo della legge è rimandato ad una data da destinarsi. Per qualcuno è il frutto della pressione esercitata dalle banche e dalle società di assicurazioni. Di sicuro è una sconfitta per il Paese, che avrebbe dovuto ricucire al più presto le ferite aperte dalla vicenda Parmalat nella fiducia dei risparmiatori.
ALAN FRIEDMAN

133  03-jul-2004
1/LUGLIO/04 - FMI E GRUPPO DEI 7: CONTINUIAMO SOTTO LA LENTE D'INGRANDIMENTO
Fonte: CLARIN: 01 / 07 / 04
SERI DUBBI SULL'APPROVAZIONE DELLA TERZA REVISIONE. MA PROROGHEREBBERO IL TERMINE FINO A SETTEMBRE.
Si riunì martedì Notte per trattare due casi, l'Argentina e Colombia. Alla Colombia le approvarono le mete e le rifinanziarono un prestito di 2.300 milioni di dollari. All'Argentina no e mantengono l'obbligo di pagare le scadenze. Agì spinto dal G-7 (gruppo dei sette paesi più potenti del mondo). Non le approveranno la terza revisione delle mete che doveva prodursi tra 15 giorni. Ma per non essere tanto severo, il Fondo le estese la possibilità di approvarli fino a settembre, benché esiga compimenti duri. Il ministro Roberto Lavagna che vede concludere la "politica di allungamenti" che alimentò per due anni, arroventava ieri telefoni per invertire la situazione.
Gli Stati Uniti avevano avvertito: non dividiamo l'opinione del Gruppo dei Sette. Era successo nella prima approvazione della revisione quando Giappone, il Regno Unito ed Italia si astennero che equivale a votare contro, in gennaio ultimo. In febbraio, a Miami, hanno avvertito gli Stati Uniti. Nella seconda approvazione, il 22 marzo passato, successe che i paesi del G-7 votarono uniti per la forte pressione del governo di Bush. Ma questo martedì disse no, e la direttiva non approvò la revisione di metà di Luglio.
Di lì l'avvertimento prima dell'ambasciatore inglese nell'Argentina, Robin Christopher, e due giorni fa di Roger Noriega, sottosegretario dell'USA per Temi Emisferici. Il governo argentino preferì ignorare al primo ed arrabbiarsi, fino alla maleducazione, col secondo.
L'esigenza per settembre è inamovibile, dicono nel Fondo. Sono 3 punti:
1) Sistemazione con i creditori del debito privato argentino in default.
2) Nuova Legge di Comproprietà con province in primo luogo, e dopo di Responsabilità Fiscale, ma con un progetto diverso dall'attuale.
3) Rinegoziazione dei contratti concretizzata con 39 imprese.
Questi punti di esigenze hanno dettagli importanti da tenere in conto, alcuni dei quali fino ad ora né Lavagna né il governo hanno affrontato con la serietà che ora si esige:
Debito: la pressione dei creditori si fece sentire nei governi della Germania, Italia e Giappone. Respingono un'altra volta il fatto che l'Argentina segnali che "è l'ultima proposta e non si negozia più." Per questa ragione è che gli obbligazionisti portano la pressione nei loro rispettivi governi e si riparano in che quella frase dimostra che non ci sono buona fede né vocazione negoziatrice. Si deve ricordare che affinché il FMI approvi un accordo o mete ad un paese in default deve stare "negoziando" in buona fede con i creditori.
• Responsabilità Fiscale: nella direttiva del FMI si ricevè una relazione negativa su questo punto della missione che stette fino a 7 giorni fa a Buenos Aires. Non c'è punizione alcuna per il governatore della provincia che devii dai limiti per indebitamento e spesa che si fissino. Perfino vanno più in là e sollecitano, come nell'accordo originale che una Legge di Comproprietà sia approvata nel Congresso. È che neanche il sostituto della legge fiscale fu approvato.
• Contratti con imprese di servizi pubblici: era previsto che per giugno il governo avrebbe rinegoziato 39 contratti. Fino ad ora solo ha compiuto quello di Acque Argentine e quello delle telefoniche. Quasi niente: il primo di essi è semplicemente un accordo transitorio fino a fine anno e quelli di telefonia si riferiscono ad un settore con un regime tariffario deregolato. Nella cosa unica che in questo senso Lavagna riuscì ad impegnare Néstor Kirchner in Cina fu in che si annunci un intendimento con le distributrici di gas ed elettricità nelle prossime ore, 11 contratti che andranno ad udienza pubblica, ed altri 28 contratti che, senza accordo previo con le imprese, si invieranno anche ad udienza pubblica. Si dubita che soddisfaccia il FMI.
• Dichiarazioni
In questo senso, le dichiarazioni di Roger Noriega sull'Argentina ed sui piqueteros non furono casuali. Neanche la smisurata reazione del governo. Perfino il cancelliere Bielsa il martedì, appena informato delle dichiarazioni del responsabile nordamericano, segnalò che "sempre le sue dichiarazioni coincidono con momenti nei quali si stanno facendo negoziazioni importanti del FMI." È che il funzionario indicato in Noriega aveva detto qualcosa meno duro ma decisivo per capire questo scontro col Fondo: "L'Argentina segue senza fare gli sforzi che reclama la crisi economica che ha sofferto."
Paradossalmente, la tensione col FMI coincide sempre col Presidente all'estero. L'ultima volta andò nel suo viaggio in Spagna, quando il Gruppo dei Sette votò in forma divisa, si astennero in quell'opportunità Italia, Regno Unito e Giappone, decidendo l'approvazione delle mete nella prima revisione all'accordo con l'Argentina.
Giova ricordare che questo giornale informò nel suo edizione di martedì 15 di giugno che la ferma posizione dell'Italia, Regno Unito e Giappone contro l'Argentina si era manifestato già un emissario che il segretario di Finanze, Guillermo Nielsen, inviò a Roma per cercare un avallo di quel governo alla proposta argentina per il default. In quell'opportunità, a quel funzionario gli fu anticipato che il premier Silvio Berlusconi andava a respingere la proposta argentina negli organismi internazionali, come Giappone, Regno Unito e, eventualmente, Germania.
In questa occasione, bisogna tenere in conto che la direttiva del FMI non respinge la terza revisione dell'accordo, ma direttamente ritarda la sua approvazione fino a tanto il governo introduca i miglioramenti menzionati.
• Obiezioni
E cosicché 48 ore fa il G-7 mise severe obiezioni alla revisione dell'accordo col FMI. In conseguenza, l'approvazione delle mete del programma fermo con l'Argentina appariva molto improbabile nel breve termine, aprendosi la possibilità che il giudizio dell'organismo si posticipi fino a settembre, una maniera elegante di evitare un pronunciamento negativo.
L'informazione sorse dalla menzionata riunione di direttorio di quell'organismo il martedì ultimo, nella quale si trattarono gli accordi vigenti con l'Argentina e Colombia. Per questo motivo è che da allora Roberto Lavagna, dalla Cina, dove si trova ad accompagnare Néstor Kirchner, cercò di comunicarsi coi ministri di Finanze dei paesi componenti del G-7 affinché appoggino un'altra volta il paese. Il titolare del portafoglio economico cancellò riunioni protocollari che aveva programmate in quello viaggio per dedicarsi al compito di modificare un consenso negativo abbastanza consolidato.
La preoccupazione addizionale del ministro è che, finché non si ottenga l'approvazione del direttorio del FMI a quanto fatto dall'Argentina, terza revisione alle mete dell'accordo, le scadenze che ci siano con l'organismo devono effettuarsi con le riserve della Banca Centrale, questo mese sono u$s 141 milioni ed in settembre u$s 641 milioni. Parallelamente, si posticipano crediti per ricevere non solo dello stesso FMI, ma anche del BID e della Banca Mondiale che il martedì approvò u$s 700 milioni.

132  01-jul-2004
Giovedì 1 Luglio 2004, 19:36
Argentina:Bond; Governo Invierà Offerta A Tutti I Creditori
(ANSA) - BUENOS AIRES, 1 LUG - Il governo argentino farà pervenire direttamente a tutti i creditori in possesso di bond in default - e quindi anche a ciascuno dei circa 300.000 italiani - i termini dell'offerta per la loro ristrutturazione, attualmente all'esame della Securities ans Exchange Commissione (Sec) americana.
Lo ha reso noto il ministero dell'economia, precisando che una disposizione in tal senso è stata data all'Euroclear e alla Clearstream, gli organismi che, in Europa e negli Stati Uniti, registrano tutte le operazioni di compravendita dei titoli.
In un comunicato, il dicastero assicura inoltre che il governo "continua ad adottare le misure necessarie per rendere pubblica la proposta per il concambio dei titoli non appena lo autorizzino le autorità di controllo".
Secondo i giornali di oggi, mentre tale iniziativa punta "a scavalcare gli intermediari", in pratica i gruppi che accampano di rappresentare gli obbligazionisti, perché la Sec dia il via libera all'offerta presentata dall'Argentina "trascorrerà almeno un mese".
Intanto, mentre il ministro dell'economia Roberto Lavagna ha ribadito ancora una volta che, nonostante molti esponenti dei gruppi che dicono di rappresentare gli obbligazionisti l'abbiano respinta, tale proposta non sarà cambiata, il sottosegretario alle finanze Guillermo Nielsen, sullo stesso tema, dopo aver avuto ieri incontri a Parigi con esponenti del governo francese e del Club di Parigi, oggi è giunto a Roma - dove si riunirà con alti funzionari del ministero dell'economia -, per poi trasferirsi domani a Londra.
Sempre oggi, invece, a Washington, il portavoce del Fondo monetario internazionale (Fmi) Thomas Dawson ha annunciato che, la settimana prossima, "saranno ripresi" gli incontri con le autorità argentine in merito alla terza verifica dell'accordo tra l'organismo e Buenos Aires.
Come in passato, il tema è al centro dei commenti dei giornali argentini che, anche oggi, insistono che l'Italia, insieme con Giappone e Gran Bretagna, sarebbe contraria ad approvare nell'ambito del board del Fmi tale verifica, come è avvenuto nel caso della prima. In proposito ogni quotidiano dà la sua versione: si va da chi sostiene che tale approvazione sarà tirata per le lunghe se l'Argentina non darà segni di voler modificare la proposta di concambio dei bond e chi afferma che, come nelle due precedenti verifiche, Washington finirà per imporre il suo peso e farla passare. (ANSA).

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Vedi anche le vecchie notizie dal precedente sito "comitato argentina"

Si ringraziano sportellointernet.it e newglobal.it per la collaborazione.

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