AIIP ed AssoProvider allarmate per la ventilata estensione della
archiviazione dei dati di traffico Internet.




L'AIIP, Associazione Italiana Internet Provider e AssoProvider, Associazione
Provider Indipendenti esprimono estrema preoccupazione per le dichiarazioni
rilasciate dal dott. Saviotti nell'intervista pubblicata sul Corriere della
Sera di oggi 23 dicembre 2003.




L'ipotesi, ventilata nell'intervista, di una archiviazione coatta di tutte
le E-mail (e relativi allegati) scaricate dagli utenti italiani di Internet
si scontra con la realtà fisica e con l'articolo 15 della costituzione ed
avrebbe l'effetto di far dirottare il traffico di posta elettronica verso
paesi più rispettosi della dignità della persona.




Sotto il profilo della realtà fisica, assumendo che nella media, i 24
milioni di utenti internet italiani ricevano (solo) 1 Mbyte di posta al
giorno, la conservazione di questo traffico per 5 anni genererebbe un
archivio di circa 80 milioni di CD-Rom.




Sotto il profilo costituzionale, l'articolo 15 recita: "La libertà e la
segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono
inviolabili. La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato
dell'autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge." Esclude
quindi qualsiasi forma di intercettazione generalizzata e preventiva della
E-mail, sia pure solo di quelle effettivamente scaricate dal destinatario, e
di qualsiasi altra forma di traffico internet.


Allo stato delle cose, i Provider di accesso alle rete Internet, nel
rispetto delle norme di sicurezza imposte dalla vigente regolamentazione,
mantengono un registro delle assegnazioni temporanee o permanenti dei numeri
di IP assegnati a propri clienti. Con il codice di autoregolamentazione
"internet e minori", allo scopo di agevolare l'identificazione indiretta
degli autori della immissione in rete su server condivisi tra più utenti e
nel rispetto del principio dell'anonimato protetto (si all'anonimato per le
attività lecite, no all'impunità per quelle illecite), hanno assunto anche l
'obbligazione di mantenere un registro dei numeri di IP utilizzati per la
pubblicazione anonima di contenuti in rete. I dati (header) necessari per l'
instradamento della E-mail sono conservati solo per il tempo necessario
(pochi giorni) a rispondere all'interessato della eventuale mancata
esecuzione del servizio.




Come dimostra la cospicua attività di contrasto e repressione del crimine
informatico attuata della Polizia delle Comunicazioni e dalle altre forze
dell'ordine, questi dati, lecitamente raccolti per l'esecuzione del
servizio, si sono sinora dimostrati adeguati alla esecuzione di indagini
anche complesse.




Ogni ulteriore estensione della fattispecie di dati raccolti deve essere
soppesata con estrema cautela, sia sotto il profilo della quantità di dati
da memorizzare, sia e soprattutto perché comporterebbe la creazione di
archivi dai quali si potrebbe risalire agli interessi culturali, sociali,
politici, religiosi, sessuali etc., nonché alla cerchia di relazioni di
ciascun utente creando, nei fatti un dossier a carico di ciascun cittadino
da cui rimarrebbero esclusi, in una sorta di paradossale digital divide alla
rovescia, solo coloro che ancora non usano la rete.




La violazione fatta sistema della privacy dei cittadini irreprensibili,
rappresenta un onere sociale ed economico che deve essere soppesato prima di
una eventuale fuga in avanti: occorre verificare attentamente se in luogo di
un "giro di vite" generalizzato, non sia piuttosto il caso di verificare
quali smagliature nelle misure di sicurezza già in atto hanno in qualche
caso agevolato l'uso delittuoso della rete.




In conclusione AIIP ed AssoProvider, evidenziano la dubbia costituzionalità
del provvedimento oggi in discussione al Consiglio dei Ministri e
manifestano estrema preoccupazione per gli effetti sociali ed economici dei
provvedimenti ventilati.