Corriere della Sera, Martedì 23 Dicembre 2003, pag.8

Oggi il decreto all'esame del consiglio dei ministri. I gestori della rete
non dovranno cancellare le memorie utilizzabili anche da anti mafia e anti
terrorismo.

" E mail e Internet, obbligo di conservare i dati per cinque anni ".

Roma-per comprendere la portata del provvedimento basta fare e riferimento
altre cifre: 500 miliardi di darti relativi agli apparecchi fissi schedati
ogni anno dalle aziende telefoniche; 60 milioni di messaggini che tutti i
giorni che rimbalzano tra i cellulari italiani; 13 milioni di utenti che
quotidianamente usano la posta elettronica e Internet. Ora tutto questo "
universo " è oggetto di un altro decreto legge di fine anno, oggi all'esame
del Consiglio dei Ministri, che in buona sostanza espande l'obbligo per i
gestori di conservare la aperte " memoria" delle comunicazioni telefoniche e
lo estende, per la prima volta, anche a chi smista e-mail e controlla la
navigazione su Internet. Tutto questo avviene in nome delle esigenze di
giustizia e contro il parere dell'autorità di garanzia per la Privacy ha già
comunicato il suo dissenso. Il testo presentato aperta ( presidenza del
consiglio, giustizia, interni, telecomunicazioni) dovrebbe essere di cinque
o sei articoli con i quali viene scardinato il codice della Privacy che
appena sei mesi fa aveva fissato un punto fermo: a partire dal primo gennaio
2004, i gestori possono conservare i dati sul traffico telefonico al massimo
per trenta mesi. Tra pochi giorni, dunque, le aziende avrebbero dovuto
distruggere miliardi di dati del biennio 1999-2000 e di parte del 2001.
Secondo la soluzione individuata dal governo, anche per rispondere alle
richieste della direzione nazionale antimafia e dei pool anti terrorismo
delle Dda, l'obbligo di conservare i dati del traffico passa da 30 a 48
aperta ( o 60) mesi. Sarà il pubblico ministero che indaga a formulare la
richiesta mentre il garante della Privacy dovrebbe esercitare una funzione
di controllo anche perché il lavoro di scavo nei tabulati più vecchi e
possibile solo per i reati gravi come terrorismo, mafia, sequestri di
persona, credo pornografia. Su questo punto dell'autorità garante ha
comunicato ufficiosamente al governo alcune osservazioni critiche: in
particolare, sulla cosiddetta doppia chiave di accesso ai dati che nel testo
del decreto legge non sarebbe più tale. Ma è un'altra la novità che più
impensierisce il professor Stefano coprodotta e l'intero collegio
dell'autorità garante. In tempi in cui è possibile instradare una telefonata
anche in via Internet, le comunicazioni telematiche non potevano restare
fuori dal provvedimento: così i gestori conserveranno una memoria di 48
aperta ( o 60) mesi anche della posta elettronica inviata ricevuta e dei
siti Internet e visitati dai singoli utenti. Solo oggi, però, si saprà se
gli uffici legislativi hanno scelto la formula " dati telematici " o si sono
limitati a quella più generica " dati di traffico ": la seconda comprendere
sia i telefoni sia i computer, ma potrebbe provocare molti equivoci
interpretativi. Le nuove regole, trattandosi di decreto legge, entreranno
subito in vigore e faranno tirare un sospiro di sollievo ai magistrati
romani che hanno inflitto un duro colpo alle brigate rosse. Tra loro c'è il
PM Pietro Saviotti che però, prima di fare commenti, ci tiene a ricordare
che lui non è un forcaiolo uno che porta il coltello tra i denti ". Così, il
dottor Saviotti prova a capovolgere il ragionamento affermando che " il
contrasto tra esigenze di giustizia e diritto alla riservatezza e solo
apparente: e se la politica trova un giusto punto di equilibrio ci
guadagnano anche le garanzie che tutelano tutti cittadini ". Ecco dunque il
ragionamento: su Internet, non c'è una normativa precisa e, " di fatto, in
questi anni i gestori hanno continuato ad accumulare dati. Dal mio punto di
vista di investigatori, dico che lo hanno fatto provvidenza in mente. Ma
come cittadino non posso essere soddisfatto perché le aziende si sono mosse
da sole e senza alcun controllo ". Conclusione: ben venga dunque una
normativa che metta nero su bianco cosa si può fare e cosa è vietato anche
con Internet. Ho ovviamente, rispondesse Iotti, verrebbero archiviati solo "
dati esterni ": " orario, mittente, destinatario, numero di caratteri senza
possibilità di visualizzare il contenuto dell'America. A meno che quella
e-mail non sia stata scaricata dall'utente... ". Un distinguo, questo,
indigesto per l'autorità garante che pone il problema anche sul contenuto
dei messaggi in esse ammesse e più in generale su tutto ciò che è
equiparabile alla corrispondenza. Davvero una memoria così estesa si
dimenticherà di archiviare il contenuto delle comunicazioni esse ammesse
della posta elettronica? Saviotti dice che le intercettazioni sono un'altra
cosa, anche perché vanno autorizzate. Però il magistrato un ultimo
ragionamento prova farlo: " ora che abbiamo arrestato questa signorina
aperta ( Diana Blefari Melazzi, n.d.r.) vogliamo sapere dove stava, con chi
comunicava e cosa faceva nel '99 ) l'anno dell'omicidio D'Antona non, è
gerla è chiusa )? Vogliamo capire se anche lei era in contatto con questi
cellulari dell'organizzazione? Vogliamo sapere se anche lei aveva delle
amicizie, grazie alle quali possiamo attribuirle una certa scheda telefonica
prepagata? Ecco, io posso fare questo solo se non gli strumenti. Con i
termini di trenta mesi, io sarei fuori dal '99 e anche dall'attentato di via
brunetti. Che è avvenuto nell'aprile del 2001 ".

Dino Martirano.