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Argentina

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163   16-dec-2004    15:26

(rai - mi)

Anche io in questi anni ho letto parecchie proposte alcune delle quali molto interessanti, ma finchè la parte politica non si fa carico di gestirle al meglio non abbiamo molte possibilità di veicolarle.
A proposito perchè la TFA non fa stampare un bel manifesto contro l'argentina dicendo di non accettare la proposta ignobile e lo fa appendere in tutti gli sportelli bancari, in modo che anche coloro che non hanno la possibilità di navigare in internet possono conoscere la posizione della TFA. Penso soprattutto alle migliaia di pensionati e persone che non hanno il computer.

162   16-dec-2004    10:14
post.n°158 risposta a FA (Chiavari)
(Tomi - TO)

La proposta per l’annosa soluzione del default argentina e già pubblicata sul sito www.debito argentina.it è stata ripresa dal sito www.credfed.it a firma di A. Carlone. E-mail che suppongo potrà rispondere alla domanda del signor FA.
Il problema non è la ricerca della matrice di tale proposta che, presa in seria considerazione, certamente avrebbe potuto dare ottimi risultati, purtroppo manca la volontà politica delle parti.
L’argentina, che comunque non vuole onorare i suoi debiti dove crede gli sia possibile e, il governo italiano che nicchia. Occupato e preoccupato a ridurci le tasse per farci avere maggiori possibilità di spesa ecc.. !!!!!!!!

161   16-dec-2004    02:35
Post.n.157 da TOMI Torino
(FA - Chiavari)

La proposta riportata,a nome A.Carloni,è una delle tante versioni che abbiamo pubblicato sul sito Debitoargentina .it, copiata parola per parola.
Mi fa piacere che qualcuno l'abbia letta, ma almeno dovrebbe citare la fonte.
Saluti.

160   15-dec-2004    01:23
L'ESPROPRIO MONDIALE DEL SIG. KIRCHNER
(Tomi - TO)

ARGENTINA-BOND-ADAPD -Bond Argentina, Adapd respinge proposta governo (ADAPD rechaza la propuesta del Gobierno del canje de la deuda en default)- 14-1-04
ROMA, 13 dicembre (Reuters) - L´Adapd, la piú grande associazione di risparmiatori argentini (ne rappresenta circa 30.000), ha dato il via a una massiccia campagna informativa per dire "no" alla proposta di rimborso presentata dal governo argentino.
Lo si apprende da una nota dell´associazione argentina che illustra le prossime iniziative di "lotta" contro la proposta governativa.
L´Associazione, che nelle scorse settimane aveva stretto un accordo di coordinamento con il Gcab (Global committee of argentina bondholders) e con la Tfa (Task force argentina), annuncia che fará affiggere nei prossimi giorni migliaia di poster (in due differenti dimensioni) nelle strade delle cittá argentine con questo messaggio: "Rifiutiamo questo cambio, diciamo no alla proposta di ristrutturazione del debito pubblico, perché é una discriminazione e una espropriazione dei nostri risparmi".
1901 131204I MIT DNP REU2178 3 OEC 128 L13552925
Francesco De Dominicis

159   15-dec-2004    01:23
AI PARLAMENTARI ARGENTINI
(Tomi - TO)

Roma – L'Argentina non può essere lasciata sola in un momento così delicato della sua storia; al tempo stesso, il Paese deve assumersi le proprie responsabilità nei confronti delle migliaia di risparmiatori italiani coinvolti nel crack del sistema finanziario del Paese sudamericano, e non utilizzare il legame che storicamente la unisce all'Italia come uno strumento speculativo per negoziare condizioni di rimborso più favorevoli. E' questo, in buona sostanza, quanto emerge dalle reazioni che dall'Italia hanno fatto seguito al documento firmato dal senatore Antonio Cafiero e da altri parlamentari di origine italiana in cui si denunciava la riluttanza delle istituzioni italiane a riconoscere il valore condiviso nella ricerca di una soluzione per il delicato tema del rimborso dei bond argentini.
"La posizione del Senatore Cafiero merita una risposta seria, centrata congiuntamente sul valore dell'italicità e sul tema in oggetto" commenta Piero Bassetti, Presidente di Globus & Locus e teorico dell'italicità, secondo il quale se l'italicità, intesa come meta-appartenenza che trascende le due nazionalità e afferma l'esistenza di qualcosa che accomuna, ha un senso, quest'ultimo deve manifestarsi concretamente. "Di solito, quando succedono situazioni del genere, il compromesso bisogna trovarlo sui fatti concreti e cioè su come si suddivide il buco finanziario che innegabilmente c'è".
"Le dichiarazioni di buona volontà sono interessanti – continua Bassetti - e da questo punto di vista io credo che la posizione più giusta è quella presa dall'Onorevole Franco Danieli quando invita il Governo italiano ad occuparsi responsabilmente della questione. E questo perchè il Governo di un grande Paese, in una questione così delicata, non può essere assente, non fosse altro per rispetto del suo Ambasciatore che immagino in imbarazzo ".
"Resta però il fatto centrale che è riducibile ad una semplice domanda: chi paga?" si domanda l'esperto di italicità. "E questo vorrei dire molto affettuosamente anche agli amici argentini. Non è pensabile che su una questione del genere il compromesso possa venir preso soltanto in termini di dichiarazione di amore reciproco. E' indispensabile che anche la sostanza del problema venga opportunamente mediata. Non credo, infatti, che possa essere scaricata tutta sulle banche. Probabilmente occorrerà che i due Governi, e non solo quello italiano, ricerchino ulteriori spazi di mediazione, accettando di contribuire equamente. Certo, nel far questo, non potrà non agire la fraterna solidarietà che dovrebbe sempre ispirare i rapporti tra due Stati diversi, i cui popoli condividono l'appartenenza a quella meta-cittadinanza che è l'italicità ".
"Continuerebbe, così - conclude Bassetti - quella tradizione di aiuto reciproco fra i due Paesi che si è esercitata nel periodo del dopo guerra ma anche, voglio ricordarlo agli amici argentini, durante la vicenda delle Malvinas. E all'interno di questa dovremo saper trovare un accordo equo e rispettoso dei molteplici valori, ma anche interessi, che sono stati messi in gioco in questa vicenda". Un giudizio sostanzialmente condiviso da Paolo Bertaccini, amministratore delegato di Territoria: "Rispetto al contenuto del documento firmato da Cafiero e dai parlamentari di origine italiana possiamo dire che esiste un fondamento di verità, ad esempio quando si fa riferimento agli aiuti alimentari che l'Argentina ha concesso all'Italia all'indomani della seconda Guerra Mondiale".
"Tutto ciò – ammonisce però Bertaccini – non può diventare uno strumento speculatorio su cui fare leva per sottrarsi alle proprie responsabilità. Gli argentini hanno diritto a chiedere una maggiore solidarietà nella risoluzione di un problema, dovuto a cinquant'anni di cattiva gestione finanziaria, che è più grande di loro, ma devono essere essi stessi i primi a dimostrare una buona volontà in tal senso". Una volontà che Elio Lannutti, Presidente dell'Adusbef (Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari e Finanziari), non sembra al momento aver riscontrato a partire dallo stesso Cafiero: "Abbiamo avuto un incontro con Cafiero in occasione della sua visita a Roma, poco più di un mese fa. Il politico di origini italiane ha esposto un quadro della situazione in Argentina, soffermandosi in modo particolare sulle difficoltà di provvedere ai rimborsi dei buoni di debito sudamericano".
Un'anticipazione dunque di ciò che Cafiero ha avuto modo di ribadire nel documento presentato negli scorsi giorni all'Ambasciatore italiano in Argentina. "Noi abbiamo mostrato grande sensibilità nei confronti della delicatissima situazione di un Paese in cui vivono milioni di persone di origini italiane – ci tiene a precisare il massimo dirigente dell'Adusbef - ma detto questo non si possono accettare proposte inaccettabili e offensive come quelle avanzate dal Governo di Buenos Aires".
La questione dei rimborsi che l'Argentina dovrebbe riconoscere ai risparmiatori italiani, che va avanti da tre anni e coinvolge oltre 450 mila persone per un totale di 14 miliardi di Euro, potrebbe conoscere dunque un inasprimento. "Fino a questo momento i risparmiatori da noi rappresentati hanno dimostrato di possedere grande pazienza. Detto questo siamo fermi nel ribadire che non ci accontenteremo mai di un rimborso che copra solo il 25% delle cifre investite, soprattutto se si considera che, a quanto ci risulta, l'Argentina si sta impegnando a rimborsare il debito accumulato nei confronti del Fondo Monetario Internazionale, vale a dire l'organismo che insieme all'ex Ministro dell'Economia Domingo Cavallo, riteniamo tra i maggiori responsabili della situazione venutasi a creare".
Come giudica quindi il Presidente dell'Adusbef l'iniziativa di Cafiero? "Le responsabilità delle banche italiane è innegabile ed in tal senso ci siamo mossi in sede giudiziaria, chiedendo ad esempio che per i rimborsi si possa attingere anche ai fondi dimenticati, che giaciono nelle casse degli istituti di credito per un valore complessivo di circa 15 miliardi di euro. Ciò però non significa che il Governo argentino debba sottrarsi dalle proprie responsabilità, come l'iniziativa di Cafiero e degli altri parlamentari mi sembra orientata a fare".
Esulando dal discorso prettamente bancario però Lannutti riconosce come tra i fattori che hanno indotto tanti italiani ad optare per un investimento in Argentina possa esservi state anche motivazioni che in qualche modo abbiano a che fare con ragioni di vicinanza culturale che, al di là di quelli che erano tassi di interesse estremamente allettanti, hanno indotto i risparmiatori italiani a scegliere il mercato argentino.
Una vicinanza culturale che però, secondo Ludovico Incisa di Camerana, Ambasciatore d'Italia a Buenos Aires dal 1985 al 1991, in Italia si stenta ad avvertire. "L'Italia – spiega infatti Incisa di Camerana – ha cronicamente trascurato il rapporto che la lega con l'Argentina, il più italiano tra i Paesi stranieri". "In generale, ciò che mi sembra di poter dire – prosegue l'ex Ambasciatore italiano a Buenos Aires – le aspettative che gli argentini nutrono nei confronti dell'Italia non corrispondono all'attenzione che la società italiana ha verso l'Argentina, come se tra i due Paesi esistesse una sorta di corto circuito. Mi ricordo ad esempio il trattato di collaborazione tra i due Paesi che venne sancito nel 1987; un documento che implicava una collaborazione in vari settori e che purtroppo è stato in gran lunga disatteso non venendo valorizzato come avrebbe invece meritato".
Secondo il diplomatico italiano sarebbe difficile individuare un responsabile unico che abbia favorito il determinarsi di una simile situazione. "Probabilmente però, gran parte della responsabilità va attribuita agli organi di informazione italiani che si occupano dell'Argentina solo quando ci sono problemi, come quelli attuali, di natura economica e sociale". Quanto alle polemiche in merito al rimborso dei titoli di credito, Ludovico Incisa di Camerana, pur non volendo addentrarsi in una questione così delicata, sottolinea come la corresponsabilità del sistema bancario italiano sia piuttosto evidente. "Prova ne sia – conclude l'ex Ambasciatore – che in Argentina le reti del sistema finanziario italiano, che aveva alle spalle una lunga tradizione, sia stato completamente smantellato".
Anche dal mondo del giornalismo italiano arrivano commenti in merito alla vicenda. Alessandro Merli, giornalista del Sole 24 Ore, che ha seguito da vicino i fatti, commenta: "La vicinanza culturale è una cosa, mentre le vicende economiche sono da porre su un piano completamente diverso; non si possono invocare vicende storiche quando in ballo c'è un giro di risparmi tanto grande. La verità è che il presidente dell'Argentina si è quasi 'vantatò con il proprio elettorato per essere riuscito a evitare il pagamento dei debiti in sospeso, e il piano di ristrutturazione che partirà il 17 gennaio non cambia le carte in tavola, dato che la cifra che in Argentina si vuole corrispondere resta comunque irrisoria ".
E la Svizzera, come legge la questione? A rispondere è Remigio Ratti, Direttore di RTSI (Radio Televisione Svizzera Italiana) e uomo vicino agli ambienti ticinese dell'alta finanza, che spiega come "per quel che indicano le principali banche attive in Ticino, gli investimenti in bond argentini da qui sono stati di entità non rilevante, certamente in ogni caso non paragonabili a quelli effettuati dall'Italia. Per quel che riguarda i principali mercati finanziari europei, Svizzera compresa, l'impressione è che l'appartenenza ad una comunità nazionale o ad una comunità linguistica non giochi un ruolo di primo piano nelle decisioni sugli investimenti e questo vale anche per il filone dell'italicità".
In ciò, forse, "c'è una differenza rispetto ad altri mercati, ad esempio nell'area asiatica o nell'area medio orientale, dove questi fattori di appartenenza in alcuni casi giocano un ruolo maggiore. In Europa, come in Nord America, per una parte degli investitori vi può essere una preferenza per titoli di imprese o enti pubblici del Paese di origine o della stessa area linguistica, ma questa preferenza sembra dettata da criteri di conoscenza dell'attività di queste imprese od enti, più che da criteri di solidarietà. D'altro canto una delle caratteristiche dei mercati maturi ed aperti è proprio quella di puntare all'efficienza dell'investimento più che ad uno schieramento nazionale o linguistico. La solidarietà segue in genere altri canali, politici e sociali".
Sul tema, il Ministero degli Italiani nel Mondo, on. Mirko Tremaglia - interpellato attraverso il suo Ufficio Stampa - non ha rilasciato commenti.
News ITALIA PRESS

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